Action Weeks for Balkan Rivers
Di Christian Elia
Una delle aree del pianeta con la maggior densità di confini si ritrova attorno a uno slogan: “Our Rivers – No DAMage”. Dal 6 al 16 luglio in tutta l’area della ex-Jugoslavia, fino all’Albania e alla Grecia, sono previste manifestazioni, presidi e proteste attorno al tema della difesa delle risorse idriche dall’assalto delle grandi opere.
Nuove centrali idroelettriche in tutta la regione
“Migliaia di persone sono state colpite dal previsto tsunami delle dighe nei Balcani. Perderebbero le loro case o i terreni coltivabili, l’acqua potabile e quella per l’irrigazione, oltre al paesaggio di cui godono da generazioni. Nonostante l’enorme impatto sulle loro vite, la maggior parte delle comunità colpite non viene mai informata sui progetti idroelettrici nei loro “cortili”, per non parlare poi di quelli consultati”, recita il comunicato congiunto delle varie organizzazioni. “Molti di loro stanno lottando, sono determinati a proteggere il loro fiume, a qualunque costo. Noi diamo la nostra vita, ma non il nostro fiume: è questo il nostro atteggiamento comune. Insieme siamo più forti. Dobbiamo sostenerli e unirci alla loro lotta, raccontare le loro storie e protestare con loro in solidarietà.”
Decine di movimenti di protesta, uniti, contro un modello
Quel che la politica divide, l’acqua unisce. Non si ha memoria di una mobilitazione su un tema comune che parte dalla lotta contro i progetti che coinvolgono il fiume Vjosa in Albania, fino alla comunità serba di Stara Planina che si mobilita contro l’ennesimo impianto idroelettrico, passando per la Macedonia del Nord, dove la comunità di Zivrovnica si batte per la tutela del parco nazionale di Mavrovo.
Le proteste avranno differenti forme, come la sfilata di barche sul Danubio o il festival di Vouvosa in Grecia, passando per i cortei di Podgorica in Montenegro e di Decani in Kosovo. Tutte storie differenti, battaglie specifiche che hanno il senso della difesa degli stili di vita delle comunità locali, ma l’ambizione del modello di latta globale per cambiare per sempre il modello d’imposizione dall’alto delle grandi opere che impattano su territori e comunità.