Albania, una buona notizia che potrebbe non bastare
di Christian Elia
Belinda Balluku, nuovo ministro dell’Energia e delle Infrastrutture dell’Albania, ha sorpreso tutti quando – a ottobre – ha annunciato che sarebbe stata sospesa la costruzione di almeno parte delle 2.800 mini centrali idroelettriche progettate lungo i fiumi del paese e che il governo avrebbe aperto un’istruttoria per fare chiarezza sul rilascio di 182 permessi per la costruzione di 440 impianti di quelli in programma.
Un fulmine a ciel sereno per quelli, in Albania e in Europa, che si sono opposti fin dall’inizio al mega progetto d’impatto sul fiume Vjosa, l’ultimo fiume davvero ‘libero’ d’Europa, e su altri corsi d’acqua. E non solo: la neo ministra si è recata a Gramsh, la cittadina albanese che maggiormente avrebbe sofferto l’impatto degli impianti, ignorati dall’esecutivo di Tirana fino a quel momento.
Gli abitanti di Gramsh avevano, fin da subito, protestato contro questo progetto, ma non si sarebbero aspettati di ottenere un risultato. Sul quale, però, c’è qualche ombra e forse è troppo presto per esultare.
Ma facciamo un passo indietro. A giugno, la battaglia per la tutela della Vjosa sembrava perduta.
Almeno 38 progetti riguardanti centrali idroelettriche erano previsti e, secondo gli esperti e gli ambientalisti in Europa e in Albania, minacciavano di distruggere la valle del fiume Vjosa.
In particolare, i progetti più importanti e impattanti erano quelli della centrale di Kalivaç e di Poçem. Entrambi, infatti, prevedevano la creazione di una diga (che trasformerebbe la Vjosa in un lago) sul fiume che stravolgerebbe una delle aree più pure e selvagge d’Europa mettendo a rischio 177 specie rare. In poche parole, un autentico disastro naturale.
Il progetto della centrale di Kalivaç esiste da più di due decenni, ma le numerose battaglie legali intraprese negli anni hanno aiutato fino ad oggi la valle del Vjosa. Nel 2019 circa 150 ONG sia nazionali che internazionali hanno chiesto al governo albanese di interrompere la costruzione delle centrali idroelettriche lungo il fiume Vjosa.
“E’ veramente una follia immaginare di distruggere un qualcosa di così bello. Chi distruggerebbe la Cappella Sistina a Roma? Nessuno. E anche il Vjosa è un’opera d’arte”, dichiarava BalkanRiver, una delle ong coinvolte nella campagna contro il progetto.
Al loro parere, si univa quello di studi specialistici commissionati dagli oppositori del progetto, che prevedevano nel tempo un accumulo tale di sedimenti, nell’arco di 30-40 anni, che provocherebbe il cedimento delle dighe stesse senza che il governo albanese possa fare nulla, poiché il costo per la rimozione di questi sedimenti sarebbe superiore al beneficio economico che arriverebbe dalle centrali.
Quando tutto sembrava perduto, arriva la Balluku, che ha presentato questa sospensione come la conseguenza del suo incontro con gli abitanti di Gramsh che stanno manifestando contro la costruzione di due centrali idroelettriche sul fiume Devol, vicino al canyon Holta, una frequentata destinazione turistica. Da queste parti il turismo è vita e – in tanti casi – l’unica alternativa alla migrazione.
Ma come mai questo improvviso cambio di rotta? Secondo alcuni analisti, in particolare quelli di Balkan Insight e di Bilten, due siti di giornalismo investigativo, in realtà questa sospensione è legata alla decisione della Comunità Europea dell’Energia che ha recentemente avviato un procedimento giudiziario contro l’Albania a causa delle numerose carenze riscontrate nella procedura di autorizzazione alla costruzione di un un’altra centrale elettrica, quella di Poçem, lungo il fiume Vjosa.
Ecco che, nello stile consueto del premier albanese Edi Rama, una potenziale bufera politica viene prevenuta e rigirata a proprio vantaggio. Cambia il ministro, cambia l’approccio alla comunità locale, cambia il progetto. E Rama annuncia al mondo (anche personaggi famosi come Leonardo Di Caprio e Manu Chao avevano lanciato appelli contro il progetto) l’interruzione dei lavori su Devol e Vjosa.
Lo stesso Edi Rama, però, nella stessa settimana del primo annuncio, ne fa un secondo: la costruzione dell’impianto di Skavica, con il generoso sostegno finanziario degli Stati Uniti. Ufficialmente, questa centrale idroelettrica è “un’operazione strategica per l’indipendenza energetica e la trasformazione dell’Albania, nonché un fattore cruciale per il settore energetico della regione”. Questo impianto verrebbe costruito congiuntamente da Kosovo e Albania. “La centrale idroelettrica di Skavica sarà finanziata dagli Stati Uniti”, ha continuato Edi Rama. “È un gesto lodevole da parte degli Stati Uniti che mostrano la volontà di esprimere all’Albania tutto il loro rispetto per ciò che ha realizzato il nostro paese, o per ciò che abbiamo realizzato nella gestione dello stato in questo periodo”.
Rama, dando molto meno risalto alla seconda parte dell’annuncio rispetto alla prima, ha anche aggiunto che “Tirana collaborerà con gli Stati Uniti su altri temi a seguito del rafforzamento senza precedenti dei rapporti tra il governo albanese e il loro governo”, ma senza specificare quali.
Nel settore energetico, gli interessi americani in Albania, come altrove in Europa e nel mondo, riguardano soprattutto le fonti di combustibili fossili. L’Albania è un paese importante in quanto parte del gasdotto TAP, che presto trasporterà gas naturale dall’Azerbaijan all’Europa occidentale. L’Albania ha anche alcuni progetti di trivellazioni petrolifere nell’Adriatico che potrebbero interessare alcuni investitori statunitensi. E portare nuove polemiche.