Foto di Gianluca Cecere
Ad Aberfoyle ogni giorno si estraggono 3,6 milioni di litri di acqua, 1,1 milioni a Erin e da gennaio se ne aggiungeranno altri 1,6 milioni dal mega-pozzo a Elora. In molte comunità dell’Ontario si combatte una dura battaglia tra i grandi player dell’industria dell’acqua in bottiglia e i cittadini che vogliono tutelare il loro territorio, salvaguardare questa risorsa e non trasformarla in un bene commerciale.
Casette bianche e azzurre, dagli steccati ridipinti a ogni stagione, costellate di rose, Trillium e viole. Le macchine sono ordinatamente parcheggiate al bordo dei giardini d’erba verde, curata con attenzione. Mocciosi in bici e una ragazzina che vende la limonata vicino alla boutique di vestiti fatti a mano. Elora, Canada è uno stereotipo vivente della goodlife della provincia canadese.
Tutto sembra perfetto. Lungo il corso d’acqua Grand River si affacciano il Caffè Serenity, lo Shepard Pub e la creperia, il cuore della vita sociale del paese e posto di ristoro per i visitatori che si fermano a Elora per una foto ricordo. In tanti vengono da queste parti, tanto che stanno costruendo un nuovo boutique hotel per i numerosi turisti. L’attrazione principale oltre la mainstreet è l’Elora Gorge, la stretta gola che nasce dalla confluenza dell’Irvine Creek con Grand River. Qua si viene per passare un pomeriggio sereno o vivere un’esistenza senza grane, a base di hamburger, di carne locale, una IPA e granoturco alla brace.
Eppure la quieta Elora è uno dei principali campi di battaglia della water warcombattuta tra i cittadini dell’Ontario, la più grande delle province canadesi, e Big Water, i player dell’industria dell’acqua. Dal 1° gennaio 2019 Nestlé Water Canada, la divisione acque locale della multinazionale svizzera, inizierà a estrarre 1,6 milioni di litri di acqua al giorno dal pozzo di Middlebrook, acquisito nel 2016, distante meno di un miglio da Elora. Sarà il terzo mega-pozzo nell’area insieme a Aberfolyle e Erin. Un business non da poco per Nestlé.
Rob MacKay, sessantaquattro primavere alle spalle, fattore e allevatore di cavalli, da dieci anni si è ritirato nella sua fattoria lasciando l’ufficio di amministratore delegato di una grande compagnia locale. Oggi vive con il fratello e i suoi cavalli in una bellissima casa rurale dal tetto ad angolo, non lontano dal pozzo di Middlebrook. “Non ci piace nemmeno un po’ questa storia”, dice Rob guardando dalla finestra. “Quando hanno fatto uno dei primi test di pompaggio il nostro pozzo artesiano si è prosciugato. Non abbiamo evidenza scientifica, ma la cosa non ci piace”. Ovunque nella comunità spuntano cartelli “Save Our Water”, segno che i cittadini sono ben organizzati. Non ci si mette molto a contattare tutti, sindaco incluso. Qua nessuno vuole cedere. “Abbiamo già fermato con ‘Save Our Water’ il vecchio imbottigliatore da cui Nestlé ha comprato l’impianto, possiamo farlo ancora”, dice il fratello Doug MacKay.
“I miei concittadini non vogliono la privatizzazione dell’acqua e sono contrari all’acqua in bottiglia”, spiega il sindaco di Elora, Kelly Linton, mentre sediamo nel parco Bissel antistante al fiume. “Ma il tema che trova consenso tra tutti, anche tra chi non mi ha votato, è che la crescita futura della cittadina, grazie anche ai nuovi progetti turistici, richiederà più acqua. E noi vogliamo essere sicuri ci sia acqua per tutti prima di farla imbottigliare e spedire dall’altra parte del paese.”
In città c’è un micro-birrificio, Elora Brewery Co. Difficile però trovare un cittadino contrario all’uso di acqua per la birra o per bibite gassate. “La birra non viene fuori dai rubinetti”, chiosa Arlene Slocombe, direttore di Wellington Water Watchers, un’organizzazione di attivisti che da anni si batte per proteggere l’acqua locale ed educare il pubblico sulle minacce alle risorse idriche. “Come prodotto la birra ha un valore aggiunto, mentre mettere l’acqua in bottiglia è puro profitto.”
Oggi il Canada ha il 7% dell’acqua dolce nel mondo, con circa lo 0,4% della popolazione mondiale. Senza contare che detiene anche il 13% delle risorse totali (l’acqua fossile delle falde sotterranee e dei ghiacciai). Una dotazione generosa che difficilmente farebbe immaginare che ci sono canadesi che si trovano ad affrontare situazioni di crisi idrica.
Fino a pochi anni fa nessuno comprava acqua in bottiglia. Nella classifica dei consumatori i canadesi occupano un posto relativamente basso. Nel 2017 il 19% dei canadesi ha preferito acquistare l’acqua in bottiglia per il consumo domestico. I Québechiani impiegano 700 milioni di bottiglie di plastica l’anno, mentre Toronto consuma 100 milioni di bottiglie all’anno. L’acqua del rubinetto è generalmente sicura per la maggior parte dei canadesi. Nonostante ciò, l’industria dell’acqua in bottiglia genera 2,5 miliardi di dollari di vendite, principalmente attraverso Nestlé e i suoi marchi: Pure Life, Perrier, S. Pellegrino, Acqua Panna o Montclair. Nel 25% dei casi si impiega acqua municipale filtrata e non di fonte, mostrano i dati della Canadian Bottled Water Association. Il marchio Aquafina di Pepsi utilizza l’acqua di rubinetto municipale di Mississauga, Ontario. Purelife di Nestlé utilizza risorse pubbliche da Hillsburgh, Ontario. Un sondaggio commissionato da Wellington Water Watchers e SumOfUs Canada Society sulla Giornata Mondiale dell’Acqua rileva che però il 64% degli abitanti dell’Ontario, a prescindere dal partito di appartenenza, sostiene l’eliminazione graduale dell’estrazione di acqua in bottiglia nella provincia dell’Ontario entro 10 anni. Di questi, la grande maggioranza vorrebbe accadesse entro 2 anni (52%).