Foto di Beatrice Palladini Iemma
Stormi di cormorani sorvolano l’acqua del Cerrón Grande in formazioni a V, sfruttando i vortici generati dal capofila. A migliaia si scorgono sugli alberi lungo la costa del corpo d’acqua o sulle rocce, oramai bianche per le deiezioni dei pennuti. Silenziosi ed eleganti, trafficano il cielo riflettendosi nell’acqua, volando in ogni direzione alla ricerca di pesce o molluschi. Alcuni seguono la barca dei ranger, che avanza a fatica tra i giacinti d’acqua sgargianti, una matassa senza fine di radici e fiori che pare ricopra come un manto gran parte del lago, con campiture geometriche, rendendolo quasi un labirinto, impenetrabile se non per le poche, esperte guide. I fiori ovunque punteggiano il verde delle foglie, attirando api e farfalle.
Ma lo scenario idilliaco è un inganno. Nonostante l’apparente spettacolo naturale, quest’abbondanza di giacinti d’acqua, e di cormorani, notoriamente specie ultra-invasive, sono un segnale di pessima salute del Cerrón Grande, noto anche come lago Suchitlán. Il bacino acquifero non salato più grande di El Salvador è gravemente malato.
«Senza il Cerrón il paese non beve», spiega Luis Armando Pineda, tecnico del ministero dell’Ambiente salvadoregno. Ma quello che beve non è certo acqua di qualità. Le concentrazioni di mercurio e piombo sono altissime. Secondo uno studio dell’Universidad de El Salvador “nei pesci di uno dei tributari è stata riscontrata una concentrazione media per l’area studiata di 4,25 milligrammi di mercurio e 2,29 milligrammi di piombo per chilogrammo di peso corporeo”. I dati puntuali sull’acqua del lago non sono disponibili. Eppure la presenza del giacinto e del cormorano sono indici evidenti dello stato di salute del Cerrón. Il giacinto, infatti, prospera nelle acque inquinate, essendo resistente ai metalli pesanti, fungendo anzi da depuratore. Il cormorano, invece, non avendo nemici naturali presenti nell’area dovuta all’antropizzazione e all’inquinamento, può riprodursi senza controllo. Creando una situazione ambientale esplosiva.
«La contaminazione è un problema diretto per gli abitanti locali. Oltre duemila persone vivono di pesca», dice Raul Sanchez, direttore della Cooperativa Suchitotol, pancia immensa, e uno sguardo di chi conosce a menadito il suo territorio. «Eppure il pesce è poco salubre, oltre che gli stock ittici sono stati ridotti drasticamente dall’invasione di cormorani e la pesca ostacolata dalle ninfee. L’inquinamento delle acque è una dannazione».
L’acqua contaminata arriva in particolare dal fiume Acelhuate che attraversa diciotto comuni, ricevendo la metà degli scarichi liquidi della capitale San Salvador, in particolare quelli industriali. A sua volta il lago alimenta il fiume Lempa utilizzato per la generazione di elettricità, irrigazione e come fonte di acqua potabile e industriale. «Sebbene si lavori costantemente per migliorarle, le infrastrutture per la depurazione sono insufficienti», continua Pineda. «Troppe aziende salvadoregne rifiutano di dotarsi d’impianti di depurazione o stoccando i reflui contaminati. Mentre le citta non hanno soldi e risorse tecniche per gestire gli scarichi».
Secondo la ministra dell’ambiente Lina Pohl, il 70% dell’acqua salvadoregna è contaminata. Ma per le associazioni ambientaliste il dato sarebbe ancora intorno al 90%, come per altro dichiarato nel 2016 dalla stessa ministra Pohl in un’intervista. La contaminazione da arsenico può provocare all’organismo danni di diversa entità, da irritazioni a stomaco, pelle, intestino e polmoni alla riduzione della produzione di globuli bianchi e rossi, fino ad arrivare a favorire lo sviluppo di tumori alla pelle, ai polmoni e al fegato. Dati sugli impatti non sono disponibili ma secondo il El Foro del Agua, una coalizione di oltre 100 organizzazioni e gruppi comunitari, la situazione sarebbe critica, la peggiore di tutto il Centro America.