Libia, l’acqua come arma di guerra

di Christian Elia

Più di due milioni di libici, a Tripoli e in altre zone del Paese, devono fare i conti con le interruzioni di acqua corrente ed elettricità.

Il 10 aprile scorso, il coordinatore umanitario delle Nazioni Unite, Yacoub El Hillo, ha dichiarato che “la punizione collettiva di milioni di persone innocenti è ripugnante e deve cessare immediatamente.”

Il dirigente dell’Onu ha fatto riferimento ai tagli all’acqua e all’elettricità che Tripoli e la regione occidentale della Libia hanno sofferto per quasi una settimana. Il governo riconosciuto dalla comunità internazionale accusa le forze del generale Khalifa Hafter, che hanno bombardato Tripoli il 14 aprile.

Nella sua dichiarazione, El Hillo ha affermato che “più di due milioni di persone, tra cui 600mila bambini, che vivono a Tripoli e nelle città circostanti, soffrono di tagli d’acqua da quasi una settimana ormai.”

L’approvvigionamento idrico sarebbe stato interrotto il 6 aprile scorso da un gruppo armato – secondo fonti locali riprese da Lybia Herald e al-Jazeera – che avrebbe preso d’assalto nell’area di Shwerif una stazione di controllo del Grande Fiume Artificiale (GMR – Great Man-Made River Project), minacciando gli operai e impedendo che l’acqua venisse pompata, come tattica di pressione per garantire il rilascio dei membri di milizie alleate di Haftar.

Il Grande Fiume Artificiale è un’impressionante opera di ingegneria idralulica, realizzata dal regime di Gheddafi, con i proventi dei tempi in cui il prezzo del greggio era alla stelle, che preleva acqua dolce di origine fossile dal Sahara libico per condurlo alle cittadine fin sulla costa dello Stato africano.

Il GMR è l’acquedotto più grande al mondo e utilizza fino a 4mila chilometri di condutture di calcestruzzo precompresso di quattro metri di diametro. L’acquedotto è sepolto nella sabbia e ha una portata complessiva di sei milioni di metri cubi di acqua al giorno. Progettato da una compagnia britannica e costruito da una compagnia sud-coreana, nel 2011 venne bombardato dalle forze della NATO.

Tutti gli sforzi per mediare, al momento, non hanno sortito alcun effetto, mentre milioni di libici rimangono privati dell’acqua.

L’attacco all’approvvigionamento delle fonti idriche è vietato dalle convenzioni internazionali; l’atto è reso ancora più grave e pericoloso in questo momento, quando la Libia come il resto del mondo sta combattendo la pandemia di COVID-19.

“L’accesso all’acqua e all’elettricità è più che mai salvifico, e tali atti individuali per punire collettivamente milioni di persone innocenti sono odiosi e devono fermarsi immediatamente”, ha aggiunto El Hillo.