L’importanza della memoria e l’urgenza del voto

di Chiara Petrelli

 

Ciò che è importante è raramente urgente e ciò che è urgente è raramente importante

Dwight D. Eisenhower

 

Secondo i dati della mappa del rischio climatico dell’Osservatorio Città Clima curato da Legambiente, da gennaio a settembre 2022 l’Italia è stata colpita da 132 eventi climatici estremi, contando tra questi 62 alluvioni (inclusi allagamenti da piogge intense) contro le 88 dell’anno 2021, e la peggiore siccità degli ultimi 500 anni (Joint Research Centre della Commissione UE).

Il rischio presente sul nostro territorio è noto e non mancano certamente conoscenze e tecnologie adatte per programmare provvedimenti a medio e lungo termine, sottraendosi alla frammentazione che c’è stata della cultura dell’acqua oltre alla volontà politica di una visione a breve termine, che allontana questa risorsa dalle amministrazioni pubbliche.

In vista del voto del prossimo 25 settembre, Water Grabbing Observatory ha intervistato Renzo Rosso, ex docente di Costruzioni idrauliche e marittime e Idrologia al Politecnico di Milano, dove ha contribuito a fondare l’Ingegneria Ambientale italiana. Nel corso della sua carriera, ha ricevuto  numerosi premi nazionali e internazionali per i suoi contributi fondamentali all’idrologia e alla gestione delle risorse idriche.


Quali crede siano le necessarie azioni che il nuovo parlamento dovrà perseguire per tamponare e tentare di risolvere la situazione idrica critica e prevenirne il ritorno?

Non so che cosa vorranno fare all’ambiente, ma pensare di risolvere i problemi legati ai cambiamenti climatici con la mitigazione è del tutto aleatorio. L’adattamento ha bisogno di pianificazione e sarebbe utile partire dal basso, avere una politica che tenga conto della realtà e che pianifichi azioni di adattamento climatico ragionevoli.

Manca completamente una visione collettiva, una visione globale dei problemi. Aver insistito per due secoli su una conoscenza quantitativa comincia a essere una cosa vecchia che non crea innovazione. L’innovazione e le nuove conoscenze sono molto legate anche a una conoscenza qualitativa. Nelle nuove generazioni questo binomio c’è: una visione unificata, senza divisioni selvagge.

Cosa intende con l’espressione partire dal basso

Significa cambiare un pochino, da parte degli studiosi e degli scienziati, l’approccio tra bottom-up e top-down. Rispetto alle catastrofi naturali e al cambiamento climatico la scienza finora ha avuto soprattutto un approccio top-down: si creano i modelli per capire le variabili di cambiamento. Invece, i problemi si risolvono bottom-up, cioè partire dal capire le situazioni e le possibili soluzioni rispetto a previsioni e scenari più o meno ragionevoli. Un approccio bottom-up è secondo me il futuro. Anche nelle critiche mediatiche che possiamo fare con la divulgazione, piuttosto che dalla catastrofe, creare consapevolezza a partire da quello che le persone fanno, sono capaci di fare e di difendere.

Lei contesta la narrazione di fenomeni irripetibili che stiamo avendo rispetto alla situazione idrica in Italia…

La siccità battezzata come irripetibile da giornali e tv, non è finita per niente. L’irripetibilità è solo l’esito del rifiuto della memoria. Guardando alle siccità già vissute in questo secolo, parlare di siccità irripetibile è un ossimoro, utile solo a chi abusa della credulità popolare. La legge di Murphy ci dice che se qualcosa è andato male in futuro andrà peggio, è dimostrabile statisticamente con un paio di teoremi e dal tempo di ritorno degli avvenimenti (tempo medio intercorrente tra il verificarsi di due eventi successivi di intensità uguale o superiore ndr). Ci dobbiamo sempre aspettare un evento più avverso di quelli già visti.

Il focus sulle emergenze insito nei media e nella politica, rappresenta il ragionamento guidato dall’urgenza dell’immediatezza e sottolinea la mancanza in Italia della pianificazione. Possiamo spiegarci in questo modo la scelta di affidare il potere alla Protezione Civile, privilegiando alla pianificazione la realizzazione di opere emergenziali.

Come potremmo usare a nostro beneficio i dati combinati della conoscenza acquisita dal passato – come la grande siccità del 1976 o le raccomandazioni dell’Europa del 2008 (1) – e la descrizione dello stato attuale che si può ottenere anche grazie all’utilizzo di tecnologie come quella satellitare (2)?

II passato non prevede il futuro, ma sicuramente la conoscenza del passato insegna molto a comprendere quello che accade e in qualche modo a cercare di avere sistemi più resilienti, soprattutto in un’epoca di transitorio climatico come quella che stiamo vivendo. Il sistema non è stazionario, ha forti anomalie.

Il satellite ha modificato il modo con cui noi vediamo la natura del mondo, ma la sintesi si fa a terra. Faccio parte della generazione che per la prima volta nel 1975 ha visto un satellite NASA che mandava i primi dati. È una conoscenza importante perché dà, per esempio, la possibilità di verificare l’umidità del suolo, cosa difficilissima, ma la penetrazione su terra è bassissima. Per noi che usiamo per 9/10 acqua di falda, questo è un aspetto fondamentale che con il satellite non vedi.

I nuovi strumenti messi a disposizione dalla tecnologia ci possono aiutare a prevenire e, quindi,  mitigare il rischio?

Le possibilità di prevedere ci sono, senza esagerare. In questi giorni stiamo vedendo il disastro del fiume Misa. Certo è che con due calcoli economico finanziari e con i recenti studi sui costi psicologici, è meglio dare dieci falsi allarmi che un mancato allarme. 

Per riprendere il concetto di tecnologia dal basso, con il Politecnico di Milano abbiamo coordinato il progetto FLORIMAP (smart FLOod RIsk MAnagement Policies), relativo ai problemi di valutazione del pericolo alluvionale e alla mappatura dell’esposizione e vulnerabilità, anche tramite l’uso di social e cellulari. In questo quadro, diventa indispensabile un focus specifico sull’impatto della comunicazione e della percezione pubblica sulla gestione del rischio. L’aspetto psicologico delle persone di fronte a questi fenomeni, che possono essere le alluvioni, le piene e terremoti e cose di questo tipo, va studiato e controllato. Chi fa assistenza mediatica, e si occupa dei media dovrebbe leggersi un po’ queste cose e farsi carico di questi aspetti.

 

 

(1) Relazione su come affrontare il problema della carenza idrica e della siccità nell’Unione Europea 2008/2074(INI) in merito al miglioramento e rinnovo di infrastrutture tecnologiche per facilitare l’uso efficiente dell’acqua e della gestione integrata delle risorse idriche

(2) Mosaicatura satellitare dell’Indice Standardizzato Precipitazione-Evapotraspirazione (SPEI).