Québec, i prelievi dell’industria dell’acqua in bottiglia sono un segreto

di Davide Serpelloni

 

Il Codice Civile del Québec conferisce all’acqua lo speciale status giuridico di “bene comune”. Quindi, in linea di principio, l’acqua (e le informazioni che la riguardano) dovrebbero appartenere a tutti a tutti i cittadini. Ma non sempre è così. Dal 2018, Centre Québécois du Droit de l’Environnement (CQDE) e Eau Secours!, note associazioni ambientaliste canadesi, si battono per ottenere l’accesso ai dati sui prelievi di acqua da parte delle multinazionali dell’imbottigliamento. Nell’aprile 2022, la Corte del Québec ha però emesso la sua decisione, concordando con l’interpretazione delle aziende: i dati sui prelievi idrici industriali sono protetti dal segreto commerciale.

La vicenda inizia nel 2018, quando le due associazioni uniscono le loro forze in una sorta di battaglia contro Golia: le multinazionali dell’imbottigliamento. L’obiettivo non era quello di sconfiggere il gigante, ma la semplice trasparenza: la condivisione pubblica delle informazioni necessarie a gestire una risorsa tanto importante quanto esauribile come l’acqua. 

Quattro anni fa CQDE ha intrapreso l’iter formale per ottenere l’accesso ai dati sui volumi prelevati da aziende imbottigliatrici quali, ad esempio, Coca Cola e Pepsi. È importante sottolineare che queste informazioni già esistevano, poiché vengono periodicamente condivise dalle aziende al Ministero dell’Ambiente e della Lotta al Cambiamento Climatico (MELCC). Era proprio quest’ultimo a non renderle pubbliche.

Il Ministero infatti, seguendo l’interpretazione giuridica adottata dai principali estrattori di acqua, si rifiutava di divulgare tali informazioni. Nel gennaio 2021 il caso è stato pertanto appellato alla Corte del Québec, la quale ha emesso la sua decisione nell’aprile 2022, concordando con l’interpretazione degli imbottigliatori: le informazioni “sono di natura commerciale” e sono perciò “oggettivamente riservate, in quanto l’industria nel suo complesso le tratta come riservate e non sono di dominio pubblico”. Le richieste di CQDE e di Eau Secours! sono state così respinte. 

Negare al pubblico la possibilità di comprendere i reali effetti cumulativi dei prelievi industriali, secondo CQDE e Eau Secours!, è la conseguenza di un retaggio culturale obsoleto e pericoloso. Se in Canada la cittadinanza non può conoscere l’effettivo stato di salute delle riserve d’acqua, sostengono gli ambientalisti, viene indebolita la gestione integrata e partecipativa della risorsa.

Le due associazioni stanno lanciando un’azione di mobilitazione per chiedere una revisione del quadro giuridico e togliere la segretezza. “L’accesso alle informazioni è un pilastro essenziale del diritto ambientale. La posta in gioco è la partecipazione pubblica, la sensibilizzazione, la subordinazione del bene comune agli interessi industriali”, commenta il vicedirettore di WGO Emanuele Bompan. “Se questo contesto non cambierà, in futuro l’accesso all’acqua potabile potrebbe essere minacciato”.

Per questo la lotta delle due associazioni si può considerare una vera e propria battaglia culturale. “Senza un cambiamento in questa direzione, il Québec dà la priorità agli interessi commerciali privati a scapito del diritto del pubblico di conoscere gli impatti sull’acqua e lo stato di questa ricchezza collettiva. Questo segreto non dovrebbe durare più a lungo.”, ha dichiarato la direttrice esecutiva di Eau Secours! Rébecca Pétrin nel comunicato stampa dello scorso cinque maggio.