Accesso all’acqua: un’emergenza mondiale
Di Christian Elia
Numeri che solo a leggerli, fan paura. Circa 2,1 miliardi di persone non hanno accesso continuato e sicuro all’acqua potabile. Se si considera l’accesso a servizi igienici adeguati, il numero delle persone a rischio sale a 4,5 miliardi, pari al 60% della popolazione mondiale.
Lo sostiene l’aggiornamento – alla fine di maggio 2019 – del rapporto Progress on household drinking water, sanitation and hygiene – 2000/2017, realizzato da Unicef e Organizzazione Mondiale della Sanità.
Nonostante molti passi avanti dalla situazione del 2000, gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’agenda Onu per il 2030 sono lontanissimi dalla realtà, a meno di un’immediata inversione di marcia.
Fuori dalle città la situazione si aggrava
La situazione, in contesto extra-urbano, è ancora più drammatico: due terzi di quelli che dispongono di acqua attraverso condutture che arrivano in casa vive in aree urbane. E la stessa cosa si registra per tre quinti di quelli che hanno un gabinetto funzionante. Ben 150 dei 161 milioni di persone che attingono acqua non trattata da laghi, fiumi o canali di irrigazione vivono in aree rurali. Lo specchio di una società globale attraversata da sempre più feroci disuguaglianze, che sono e saranno il motore di nuovi spostamenti di massa di popolazioni confinate in contesti sempre meno vivibili.
Secondo il rapporto, 884 milioni di persone non possiedono neppure un accesso considerato basilare all’acqua potabile, ossia nel raggio di un tragitto di 30 minuti a piedi da casa.
Ben 263 milioni di persone devono camminare per oltre mezz’ora per attingere l’acqua da fonti esterne e 159 milioni bevono acqua non trattata da fonti di superficie come corsi d’acqua o laghi.
La stretta connessione tra accesso all’acqua e igiene
L’acqua da bere e quella per l’uso domestico, ma anche l’acqua legate ai processi d’igiene.
Sono 4,5 miliardi le persone senza gabinetti adeguati e funzionanti, i ricercatori che hanno lavorato al report sottolineano come “2,3 miliardi non hanno neppure un accesso minimo: 600 milioni condividono latrine con altre famiglie, e ben 892 milioni – la maggior parte in aree rurali – defecano all’aperto.”
Il tutto è reso sempre più problematico dalla riduzione delle risorse idriche disponibili, che accelerano i processi di accaparramento in giro per il mondo, sempre più in contesti di conflitto e violenza.