Nuove energie, nuove crisi idriche
Se la battaglia del carbone sembra destinata a non risolversi brevemente, due nuove sfide stanno emergendo nel confronto tra sicurezza idrica e sviluppo energetico nazionale. L’area interessata è il Karoo meridionale, una zona desertica nel cuore del paese, distante delle provincie minerarie. Secondo i prospettori, sotto le rocce bruciate dal sole del Karoo, si troverebbero sia importanti miniere di uranio, fondamentali per sostenere il rinnovato – e controverso – piano nucleare sudafricano, sia importanti risorse di gas di scisto, un tipo non convenzionale di gas naturale estratto per mezzo del fracking, la fratturazione delle rocce usando acqua e agenti chimici ad alta pressione nel sottosuolo. Secondo il think tank Transnational Institute, il fracking è considerato “un sistema che mette in grave pericolo le comunità e una preoccupante diversione dell’uso idrico a favore delle compagnie estrattive”.
Per il momento una campagna ambientalista iniziata nel 2011, raccontata nel documentario Unearthed, di Jolynn Mynnaar, ha messo uno stop temporaneo allo sviluppo dell’estrazione del gas di scisto. Prosegue, invece, la prospezione su nucleare e estrazione dell’uranio. Il governo dovrebbe investire oltre settanta miliardi con la russa Rosatom per una nuova centrale, figlia di un accordo tra il presidente russo Valdimir Putin e la sua controparte africana, Jacob Zuma. Un progetto che ha fatto risvegliare le compagnie con concessioni minerarie legate all’uranio, incluso il Karoo meridionale.
«Si tratta di una follia» spiega Bill Steenkamp, mentre parcheggiamo in una valle desertica appena fuori da Beauford West, nel cuore del Karoo. La temperatura tocca i 37°C, il calore sfoca l’orizzonte alterando la traiettoria della luce. «Nel Karoo non c’è acqua, lo vedete con i vostri occhi. Per estrarre uranio andrebbe importato via treno dalla costa, sfruttando fino all’ultima goccia quella che c’è oggi. Le compagnie interessate hanno già fatto i loro conti. Nella regione la popolazione usa 7miliardi di litri d’acqua l’anno. Le sole operazioni dell’uranio richiederebbero oltre 14 miliardi di litri. Magari l’acqua arriva dalla costa. Ma cosa succede se contaminano con elementi radioattivi le poche riserve di acqua dolce che abbiamo?». Già il cambiamento climatico ha fatto la sua. Negli ultimi anni le precipitazioni si sono ridotte pericolosamente, e per anni numerosi bacini intorno a Beaufort West, uno dei principali centri urbani del Karoo meridionale, sono rimasti a secco.
Se la battaglia del carbone sembra destinata a non risolversi brevemente, due nuove sfide stanno emergendo nel confronto tra sicurezza idrica e sviluppo energetico nazionale. L’area interessata è il Karoo meridionale, una zona desertica nel cuore del paese, distante delle provincie minerarie. Secondo i prospettori, sotto le rocce bruciate dal sole del Karoo, si troverebbero sia importanti miniere di uranio, fondamentali per sostenere il rinnovato – e controverso – piano nucleare sudafricano, sia importanti risorse di gas di scisto, un tipo non convenzionale di gas naturale estratto per mezzo del fracking, la fratturazione delle rocce usando acqua e agenti chimici ad alta pressione nel sottosuolo. Secondo il think tank Transnational Institute, il fracking è considerato “un sistema che mette in grave pericolo le comunità e una preoccupante diversione dell’uso idrico a favore delle compagnie estrattive”.